La soglia proibita: Kara, Asenath e il mistero cosmico dell’eclissi
- Stefania Tosi
- 20 ore fa
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Nel film The Awakening (1980), diretto da Mike Newell e interpretato da Charlton Heston e Stephanie Zimbalist, si intrecciano elementi di esoterismo egizio, forza archetipica femminile e horror cosmico di matrice lovecraftiana. Liberamente ispirato al romanzo Il gioiello delle sette stelle di Bram Stoker, il film racconta la riscoperta della tomba della regina egizia Kara, una figura potente e misteriosa la cui memoria fu cancellata dai sacerdoti maschi dell’epoca nel tentativo di sopprimere la sua influenza.
Potere femminile e rinascita
Charlton Heston interpreta Matthew Corbeck, un egittologo che negli anni ’60 scopre la tomba di Kara, una regina egizia potentissima e apparentemente malvagia, spesso paragonata alla Tera del romanzo. Durante l’apertura della tomba, sua moglie, incinta, entra in travaglio e dà alla luce una bambina. Ma qualcosa va storto: il parto è drammatico, e sembra esserci un collegamento soprannaturale tra la nascita della bambina e lo spirito della regina Kara.
La figlia, chiamata Margaret, cresce con un’aura misteriosa. Quando, vent'anni dopo, torna in Egitto, cominciano a manifestarsi strani comportamenti, possessioni e omicidi inspiegabili. Margaret appare sempre più posseduta dallo spirito della regina Kara, mentre Corbeck cerca di completare un rituale per risvegliarla.Al centro della vicenda c'è Kara, una potente regina dell'antico Egitto la cui memoria fu intenzionalmente cancellata dai sacerdoti maschi nel tentativo di eliminarne per sempre l'influenza. Quando, migliaia di anni dopo, l'archeologo Matthew Corbeck (Charlton Heston) scopre il suo sepolcro perduto, libera inconsapevolmente una forza latente, femminile e sovversiva, che sfida il tempo e la morte stessa.
La reincarnazione della regina Kara nella figura di Margaret, la figlia di Corbeck nata proprio nel momento della scoperta della tomba durante un'eclissi solare, rappresenta simbolicamente il ritorno del femminino potente e ribelle contro le strutture patriarcali che ne avevano decretato la fine. Kara non è soltanto un'entità sovrannaturale, ma incarna il risveglio di un potere antico e irriducibile.
Nel climax del film, Corbeck capisce che Kara si sta reincarnando nella figlia Margaret, che ormai non è più sé stessa, ma un veicolo per la rinascita della regina defunta. Durante un’eclissi (la 39ª del ciclo calcolato dagli antichi sacerdoti egizi), Margaret/Kara riesce a completare il rituale, e il processo di reincarnazione si compie completamente.
Nelle scene finali, Corbeck è ormai distrutto, fisicamente e psicologicamente, mentre Margaret è scomparsa: al suo posto resta una regina egizia viva, che indossa abiti antichi e ha un’aura glaciale e distante. È Kara, rinata nel presente. Il film si chiude su una nota ambigua e inquietante, lasciando lo spettatore con la sensazione che l’antico potere abbia vinto.
In pratica, il film riprende il finale oscuro e “cosmico” del romanzo del 1903, mantenendo l’idea che non si possa risvegliare il passato senza subirne le conseguenze. Kara/Tera non è una semplice vittima, ma un’entità potente che ha manipolato i vivi per tornare a dominare. Il film è molto più vicino allo spirito originale del romanzo rispetto ad altre versioni successive (come Blood from the Mummy's Tomb del 1971, più pulp).
Inoltre, il titolo originale The Awakening richiama proprio il tema del “risveglio” di un potere antico e inquietante...
L’eclissi è usata simbolicamente come porta tra i mondi, momento liminale in cui la reincarnazione può avvenire.
Come catalizzatrice di forze occulte e soprannaturali, Kara richiama un'altra figura femminile oscura e potente: Asenath Waite, protagonista del racconto La cosa sulla soglia (1937) di H.P. Lovecraft. Entrambe incarnano il potere femminile nella sua accezione più inquietante, sfidando convenzioni sociali e cosmiche.
Asenath Waite domina il potere oscuro di trasferire la propria coscienza in altri corpi, violando il confine tra i generi e le identità, simbolo perfetto della paura lovecraftiana dell'ignoto e della perdita di controllo:
«Quello che mi spaventava era che Asenath non fosse davvero Asenath…» (La cosa sulla soglia, H.P. Lovecraft).
Questa incertezza sull'identità è ciò che lega profondamente Asenath a Kara: entrambe attraversano confini cosmici, sfruttando l'eclissi come metafora di un potere proibito e femminile, capace di sovvertire l'ordine naturale e aprire la strada a mondi inesplorati.
Lovecraft esplora frequentemente la dimensione del perturbante attraverso fenomeni cosmici che alterano la percezione della realtà:
«Gli dèi della Terra non sono mai soli. Là dove essi camminano, gli Altri Dei li seguono sempre» (Gli altri dei, H.P. Lovecraft).
Anche nel film Alla 39ª eclissi l’evento astronomico è associato a un'alterazione della realtà, che permette il manifestarsi di entità o forze provenienti da altrove, esattamente come nella narrativa lovecraftiana.
L'eclissi, dunque, è simbolo di una soglia pericolosa, oltre la quale Kara, come Asenath, assume il ruolo di mediatrice tra mondi, figura di confine che incarna contemporaneamente il fascino e il terrore di ciò che l'umanità non dovrebbe conoscere.
Il parallelo tra queste due donne evidenzia come il potere femminile, associato al varcare soglie proibite, rimanga profondamente radicato nell’immaginario del mistero e dell’occulto, rispecchiando la tensione tra curiosità e paura che accompagna l'umanità ogni volta che il sole viene oscurato dalla luna.
questo è il mistero cosmico dell’eclissi
L'eclissi come varco cosmico
La 39ª eclissi, cuore simbolico del film, diventa più di un fenomeno astronomico: è un vero e proprio passaggio tra mondi diversi, un'apertura fra dimensioni separate che consente alle forze rimaste imprigionate nel passato di tornare nel presente. Questo concetto riprende chiaramente le suggestioni narrative di H.P. Lovecraft, per il quale eventi cosmici come le eclissi rappresentavano momenti critici nei quali i confini fra realtà e dimensioni occulte si assottigliano pericolosamente.
Durante questa eclissi, la barriera che separa la vita dalla morte si dissolve, e lo spirito della regina Kara, sospeso fra le dimensioni, attraversa il varco per reclamare il suo posto nel mondo dei vivi.

L'influenza di Lovecraft: l'orrore come specchio umano
Come nelle storie di Lovecraft, anche Alla 39ª eclissi esplora il tema dell'orrore cosmico attraverso un'indagine delle fragilità e delle ambizioni umane.
I veri mostri non emergono soltanto dal soprannaturale, ma risiedono soprattutto nell'ambizione, nella sete di potere e nell'incapacità umana di comprendere le forze oscure che evocano.
L'horror non nasce quindi solo dalla magia antica e dal sovrannaturale, ma anche dalle scelte degli uomini, che con il loro desiderio di dominare ciò che è sconosciuto finiscono per provocare la propria rovina.
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